La gallina dalle uova d’oro del marketing…  Il Growth Hacker

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La gallina dalle uova d’oro del marketing… Il Growth Hacker

 

Il Growth Hacker è sicuramente una delle figure professionali attualmente più ricercate nel mondo del digital marketing.

Fondamentalmente si occupa di Growth Hacking, ovvero di quello che oggi viene definito come un vero e proprio “mindset” (approccio mentale) nel mondo del marketing digitale.

Questa è la definizione che puoi trovare su Wikipedia:

Il Growth Hacking è un processo di rapida sperimentazione attraverso una serie di canali di marketing per individuare i modi più efficaci per far crescere un business.”

Il grafico mostra l’andamento d’interesse per la query “Growth Hacking” nel periodo che va da fine 2015 ad oggi (luglio 2017), l’area geografica selezionata è Italia.

Il trend presenta oscillazioni ma l’interesse è comunque in crescita.

 

Quando e dove nasce il Growt Hacking?

Siamo nel 2010 in USA, abbiamo una data esatta il 26 Luglio, giorno in cui un certo Sean Ellis posta un articolo sul suo blog ed utilizza per la prima volta questo termine Growth Hacker.

 

Quello che vedi è uno screenshot del post uscito sul blog di Sean Ellis http://www.startup-marketing.com

 

 

Chi è Sean Ellis?

Lui si definisce cosi:

I’m Sean Ellis, Founder and CEO of GrowthHackers.com, first marketer at Dropbox and the guy who coined the phrase “growth hacking”

Ha un curriculum che molti definiscono impressionate, il suo nome è associato a molte aziende della rete, oltre a Dropbox troviamo: Eventbrite, Lookout, LogMeIn (IPO), Uproar (IPO), etc..

È l’uomo da chiamare quando si voleva incrementare l’utenza.

Lui arriva, porta risultati e chiede in cambio denaro ed equity.

Tutti lo definirebbero un ottimo marketer ma lui è molto di più, è un personaggio in grado di sfruttare le sue conoscenze ed applicarle con creatività, vede ciò che gli altri non vedono.

 

Perché scrisse l’ormai famoso post: “Find a Growth Hacker for Your Startup”

Terminato il suo incarico Sean lasciava in eredità all’azienda il mindset, i processi ed i sistemi, che avrebbero dovuto permettere il mantenimento del trend di crescita.

Come ultimo passaggio designava il suo successore, colui che avrebbe dovuto sostituirlo nell’organigramma aziendale.

Questo è il passaggio fondamentale: la scelta del successore, qui Sean entra in crisi…

Le candidature che gli venivano proposte erano tutte provenienti da percorsi accademici legate al mondo del Marketing, per capirci laureati in Marketing con notevoli esperienze.

Il post non è altro che il suo pubblico sfogo, la difficoltà nel trovare candidati idonei ne fu lo stimolo.

Tutte le strategie di successo adottate da Sean Ellis non erano riportate in nessun libro di marketing, non venivano affrontate in nessun percorso accademico tradizionale.

Sean Ellis rivolge i suoi servizi alle Startup, budget limitati e necessità di crescita nel breve periodo, il classico profilo del marketer ha elevate e preziose competenze ma purtroppo applicabili solo per le grandi società, spesso lavora in team, tutto un altro mondo per capirci.

Si doveva colmare un vuoto, serviva una nuova figura professionale, il Growth Hacker.

La parola d’ordine del Growth Hacker è: CRESCITA.

 

Chi è il Growth Hacker

La gallina dalle uova d’oro.

L’unico e solo obbiettivo del Growth Hacker è Crescita; ad ogni costo ed in tempi brevi.

Il Growth Hacker è un esperto di Coding, Digital Marketing, User Experience Design, Psicologia comportamentale, sa utilizzare specifici Tools per Growth Hacking ed analizzare report e statistiche sui processi di crescita testati.

Un approccio multidisciplinare che punta a definire un modello di crescita che sia replicabile ed adattabile anche nel lungo periodo.

Il Growth Hacker principalmente si occupa di Startups, è molto diverso dal marketer tradizionale, si muove più velocemente, freneticamente, utilizza piccole porzioni di budget per eseguire numerosi micro-test su più canali ed una volta individuato quello giusto vi riversa tutte le risorse disponibili con la certezza di ottenere risultati.

Il Growth Hacker è ossessionato dall’obiettivo della Crescita e non distoglie mai lo sguardo dai tre fondametali: Prodotto, Codice, Marketing.

Le conoscenze principali che un Growth Hacker deve avere sono:

  • Coding (SEO, SEM, OnLine Ads)

  • Analysis and Statistic

  • UX Design/Product Design

  • Digital Marketing

  • Psicologia Comportamentale

  • Saper utilizzare i vari Tools per Growth Hacking

Non c’è nulla da fare, il Growth Hacker ha una marcia in più, non si spaventa mai di fronte ai competitors.

Profila, analizza, sperimenta, spesso sfrutta l’avversario per ottenere l’agognata Crescita.

Per andare sul pratico possiamo fare due esempi classici di Growth Hacking che tutti conoscono e che nessuno può smentire:

  1. Dropbox, al suo lancio aveva competitors del calibro di Google Drive ed iCloud, affermati ed attivi sul campo già da tempo.
    Il prodotto
    Dropbox era valido ed apprezzato dagli utenti, poteva competere alla pari con gli altri concorrenti.
    I budget da poter investire sull’acquisizione di nuovi clienti erano purtroppo meno consistenti di quelli ha disposizione della concorrenza.
    La strategia vincente fu lo sfruttamento del referral; l’utente soddisfatto diventa veicolo pubblicitario e il prodotto/servizio diventa la moneta con cui ripagarlo.
    Praticamente ogni utente che presentava un amico otteneva ulteriore spazio gratuito di memorizzazione, la crescita fu esponenziale.

  2. AirBNB, in questo caso emergono maggiormente i tratti del vero e proprio hacking, procedure border line tipiche del Growth Hacker.
    In questo caso la crescita di AirBNB si è rese possibile partendo da una operazione di reverse engineeering che permise di sfruttare il sito Web e la relativa visibilità del loro principale e già affermato competitor: Craiglist.
    Nel dettaglio AirBNB nasce come portale di annunci nel settore immobiliare, permette di prenotare alloggi.
    Nel 2008 quando
    AirBNB apre i battenti sono già presenti sul mercato competitors affermati (HomeAway, Roomorama, Wimdu), furono due principalmente gli obbiettivi da affrontare: raccogliere inserzionisti ed ottenere visibilità.
    Nel primo caso si decise di puntare su un servizio fotografico professionale da offrire ai propri inserzionisti al fine di valorizzare il loro immobile e facilitarne la prenotazione, nel secondo ottenere visibilità sfruttando l’enorme popolarità del portale di annunci
    Craiglist.
    Il servizio fotografico fu testato partendo con soli 20 fotografi e fu subito un successo.
    Per quanto riguarda la tecnica di hacking sul portale
    Craiglist la cosa è un pochino più complessa, cercherò di spiegarla più semplicemente possibile di modo che possa essere compresa anche dai non addetti ai lavori.
    Quando un utente inseriva il proprio alloggio su
    AirBNB trovava una casellina da spuntare con su scritto pubblica anche su Craiglist.
    L’inserzionista comprendeva di ottenere doppia visibilità con un unico inserimento,la presenza del brand Craiglist forniva autorevolezza al portale AirBNB.
    L’hacking sta nel fatto che Craiglist non aveva fornito nessuna autorizzazione.
    All’epoca i loro sistemi erano chiusi, non permettevano collegamenti con altre piattaforme, la saturazione del loro portale con contenuti provenienti da competitor o agenzie terze era per loro da evitare.
    Non fu una cosa semplice ma il team di
    AirBNB analizzo il funzionamento dei form d’inserimento di Craiglist e senza nessuna autorizzazione sviluppo un sistema d’integrazione che permetteva la pubblicazione in automatico degli annunci che l’utente inseriva su AirBNB.

La figura professionale del Growth Hacker al momento è una tra le più ricercate ed anche tra le meglio pagate. Le retribuzioni (per figure senior) possano raggiungere i 130/150.000 Euro/anno.

La gallina dalle uova d’oro esiste, ma attenzione… molti improvvisano. Solo i casi di successo possono garantire l’affidabilità e la capacità di un Growth Hacker, credenziali e referenze certificate evitano di gettare soldi al vento.


Cosa c’entra il Growth Hacking con la mia Web Agency?

Semplice, come già detto il Growth Hacking presuppone un Mindset, a prescindere dalle casistiche e dagli skills professionali è il miglior approccio mentale che io abbia sperimentato.

Può  e dovrebbe essere utilizzato in ogni Web Agency.

Per vedere le cose da un punto di vista nuovo e diverso, non necessariamente devi essere un Growth Hacker.

Pensa come un Growth Hacker, questo è il messaggio che io ho recepito approfondendo l’argomento.

Chi si occupa di Web quotidianamente convive con Coding, Analysis, Digital Marketing, etc., questo significa che dentro ognuno di noi c’è un potenziale Growth Hacker.

In conclusione, credo che il Mindset suggerito dal Growth Hacking sia l’atteggiamento giusto che ognuno di noi debba avere nell’affrontare qualunque progetto web.

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Grazie e a presto!

SEO e SEM: Due approcci differenti per incrementare il tuo business

Due metodologie per aumentare la tua visibilità sul web

Una premessa dovuta: la mia è una sintesi della sintesi rivolta ai non addetti ai lavori, a chiunque sia titolare di un sito web.

Un argomento legato alla quotidianità di ogni Web Agency, la domanda delle domande che giornalmente mi pongono.

Andiamo al sodo…

Una delle prime esigenze dell’imprenditore che deve affermare la presenza della propria azienda sul web è quella di farsi trovare nei meandri della rete, non basta un bel sito.

Per capire se quello che seguirà è di vostro interesse, vi basti sapere che queste due tecniche (Search Engine Optimization e Search Engine Marketing) sono fondamentali per indicizzare e posizionare il sito web sui motori di ricerca, con il SEO portiamo traffico organico, cioè naturale e “gratuito”, con il SEM traffico a pagamento.

Le principali differenze tra le due tecniche e quale scegliere per la tua strategia!

La tecnica SEO consiste in un’ottimizzazione dei contenuti volta ad incrementare le possibilità di comparire con il tuo sito web nelle prime posizioni nei risultati di ricerca.

A decidere se il tuo contenuto è utile alla ricerca dell’utente è il motore di ricerca che, grazie ad un sofisticato algoritmo che si aggiorna periodicamente, assegna più o meno valore alla pagina web.

Per far sì che il tuo sito web scali le posizioni nei risultati di ricerca, il SEO interviene su due macro aree che noi operatori del settore definiamo: On-Page SEO e Off-Page SEO

A tal proposito voglio accennare qualche fondamentale che spero possa esserti utile:

OnPage SEO

  1. I contenuti devono essere realmente interessanti, strutturali in modo corretto utilizzando i titoli e inserisci le keywords (senza esagerare) con le quali vorresti essere indicizzato
  2. Ottimizza meta dati, meta description ed inserisci immagini con gli attributi “ALT”
  3. Struttare in modo corretto anche le Url del sito, devi sviluppare una struttura secondo uno schema organizzato e funzionale;
  4. Ricordati di non appesantire troppo le tue pagine web, la velocità di caricamento incide sul posizionamento
  5. Offri sempre la possibilità di condividere i tuoi contenuti sui social, ovviamente rispettando le attuali normative sulla privacy (informati sui cookies e sulla raccolta dati)

OffPage SEO

Potrei definirli grossolanamente effetti collaterali…

  1. Devi produrre contenuti originali e interessanti, questo aumenterà le probabilità che altri siti/portali inseriscano link che puntano al tuo sito web (backlink) accrescendone la reputazione on line(attività di link building)
  2. Tendi ad aumentare il traffico proveniente dalle condivisioni social

Questi sono solo alcuni consigli che spero possano esserti utili per produrre contenuti ottimizzati per i motori di ricerca, ricorda che abbiamo ultra sintetizzato, solo accennato un argomento di per se vastissimo.

Search Engine Marketing (SEM)

In questo caso si tratta di acquisto di traffico da ricerca!

L’acronimo SEM, ad oggi, viene utilizzato per indicare le tecniche che puntano a portare traffico a pagamento selezionando parole chiavi e query di ricerca.
Il SEM permette di definire un target di potenziali utenti, attraverso la combinazione di uno spot e un elenco di parole chiavi proporrai loro il tuo sito web.

Il tuo spot verrà visualizzato al di sopra dei risultati organici, avrai visibilità immediata sul web.

Google Adwords al momento è lo strumento più utilizzato per fare SEM, anche Facebook ha il suo sistema di advertising ma, a mio avviso, ancora “rozzo”, con grandi potenzialità ma non ancora ben strutturato.

Per avviare una campagna con Google AdWords necessiterebbero diversi step:

  1. Creare una nuova campagna con un audience specifico (ad esempio le località geografiche in cui vuoi mostrare il tuo annuncio)
  2. Creare un gruppo di parole chiave (keywords)
  3. Produrre uno spot/annuncio accattivante usando le keywords individuate ed attinente con i contenuti del tuo sito web
  4. Stabilire un budget
  5. Monitorare l’andamento della campagna e valutare il tasso di conversione

Indubbiamente queste sono solo alcune indicazioni generali di partenza, anche in questo caso possono fornirti un’idea di massima per i tuoi approfondimenti.

A questo punto, qual’è la strategia più opportuna per il tuo business? SEO o SEM?

La soluzione migliore sarebbe metterle in campo entrambi. Un dato che potrebbe aiutarti nella scelta è il fattore tempo. Il SEO è forse imprescindibile non tanto per avere risultati immediati ma per una corretta ottimizzazione del sito e per ambire ad un posizionamento nel lungo periodo.

D’altro canto un investimento in SEM,  ti consente di posizionarti subito nelle prime pagine dei motori, otterrai visibilità immediata sino all’esaurimento del budget o alla sospensione della campagna.

Concludo con una mia opinione personale: in una buona strategia di comunicazione SEO e SEM dovrebbero coesistere, con il SEO ottimiziamo il contenuto e con il SEM otteniamo visibilità immediata per il tuo prodotto o per il tuo servizio.

Sei interessato ad approfondire l’argomento? Hai domande?  QUI  trovi i miei contatti.

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Grazie e a presto!